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Le Lettere di Cèline C. – Il fiume buono

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Oggi, festa dell’Epifania, ho avuto un brivido. Ho ascoltato la meditazione al Vangelo del giorno di don Andrea Mardegan, pubblicata sul blog “Come Gesù” di don Mauro Leonardi e mi sono lasciata trasportare… Ho immaginato la scena dei Re Magi che giungono finalmente a conoscere il Messia e si ritrovano davanti a questa immagine: “Maria che allatta un Bambino e Giuseppe che li contempla”.

Cosa c’è di più normale di una scena del genere?
Siamo abituati a vedere queste scene nell’intimità familiare ma anche nei locali pubblici ormai, sui binari di una stazione, perfino in metro o in tram. Ovunque si possa c’è una mamma che allatta il suo bambino e qualcuno che ne resta colpito e si sorprende a contemplare.
Cosa c’è di così straordinario in una scena così?
Di straordinario c’è la normalità.
La donna, quando allatta il bambino, prova piacere e provando piacere, si innamora di suo figlio.
Si innamora di suo figlio! Che Mistero!
Chi lo ha sperimentato lo comprenderà bene ma il vero mistero è che questa gioia passa anche a chi la contempla attraverso lo scambio di sguardi tra la mamma e il bambino.
Sono sguardi diversi da qualsiasi altro sguardo. I loro volti sono trasfigurati perché oltre quello che vedono c’è l’amore fisico che sentono l’uno per l’altra. E dai loro occhi passa tutto quell’amore.
Il bambino, pur così piccolo e inconsapevole sa già tutto quello che serve, sa già amare.
È questo il Mistero di Gesù Bambino, è Dio perché sa già amare da Dio.
C’è una simbiosi tra la mamma e il suo bambino e ha il sapore del latte, è un “fiume buono” che trasporta l’amore dall’uno all’altra. Il latte è il nuovo cordone ombelicale, la nuova alleanza tra mamma e bambino, tra la creatura e Dio e garantisce non solo il nutrimento e quindi la vita ma anche la continuazione della storia d’amore tra la creatura e la divinità.
Dio nella perfezione della natura manifesta tutta la sua genialità! È meravigliosa la semplicità con cui ha reso esperibile questa continuità!
Ma ritorniamo a Maria.
Se già una donna normale prova una sorta di amore estatico per la sua creatura quando lo allatta, provate ad immaginare la meravigliosa corrispondenza d’amore che poteva esserci tra Maria e Gesù.
Maria contempla Dio in una Creatura. Lo può nutrire. Lo può toccare. Lo vede sorridere, respirare, fare il singhiozzo.
Quello che più sconvolge è proprio che lo tocca.
Il suo utero si contrae quando Gesù le tocca il seno. In quella contrazione è tutta la potenza dell’amore umano che si fonde con l’amore divino.
Il cuore di Maria si allarga secondo il ritmo della suzione. Continuamente. Questo ritmo non ha tempo come non ha tempo nessuna mamma che allatti il suo bambino. Il tempo è dettato dal “finché è sazio”. Maria ha Dio a disposizione per ore al giorno, di notte, di giorno, ogni volta che Dio la richiama a quel bisogno di amore, finché è sazio, capite? E perciò il tempo si dilata in Maria perché Dio non è mai sazio di lei e viceversa. L’amore tra Maria e Gesù è già eterno.
Potete immaginare qualcos’altro di così normale eppure altrettanto sconvolgente di questa scena?
Un Dio che viene nutrito dalla sua stessa creatura. Viene cresciuto. Si affida… gode dell’abbraccio della creatura.
Godono l’uno nell’altro di un amore straordinariamente normale!
Dio ha bisogno di quell’abbraccio, di quello sguardo, di quel calore, di quel sapore dolce che gli viene dalla madre.
Con il latte la madre gli insegna che sapore ha la vita. 

– La vita è dolce, bambino mio – dice la madre.
– Mamma, me lo stai insegnando con il ritmo del tuo cuore – dice il Bambino.

Il seno di Maria è la fonte del nutrimento di Dio che sceglie di crescere sulla Terra pur consapevole della fuga in Egitto, dei 30 anni di vita nascosta, della sua crocifissione, della lotta continua contro il peccato.
Dio non vuole perdersi quell’abbraccio. Quell’abbraccio vale tutto il suo sacrificio. Pensate che potenza!
È tale e tanto l’amore di quei mesi tra i due che basta per consolare tutti i dolori di una vita e tutti i dolori del mondo.
Credo che Dio si sia incarnato in un Bambino perché non c’è tenerezza più grande di una mamma che ti allatta e un padre che ti contempla; non c’è condizione al mondo che renda più sicuri e invincibili.
Si è sicuri solo tra quelle braccia e sotto gli occhi di chi sa contemplare.
Si è sicuri solo tra le braccia di Maria.

M. Céline C.

Nata in un piccolo paese, si trasferisce in diverse città d’Italia per studio e per lavoro. Da sempre amante dell’arte e della poesia. Moglie, madre, lavora in tutt’altro ambito ma prepotentemente la passione per la scrittura ogni tanto si riappropria di uno spazio importante. M.Céline C. ha un’autentica passione per le relazioni umane. Fondamentalmente disobbediente, diretta, schietta. I suoi brani mostrano sempre quella “sicura insicurezza” che da sempre sperimenta nella vita.

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